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Visualizzazione dei post con l'etichetta Geopolitica

Italia, via libera al contrattacco cyber. Il nostro Paese ora può rispondere colpo su colpo

Immagina una stanza blindata, luci basse, grafici e mappe digitali proiettati sulle pareti: in mezzo al tavolo, una decisione da prendere in pochi minuti. È lo scenario che la nuova norma italiana rende possibile, dando al Presidente del Consiglio il potere di autorizzare, dopo consultazione con CISR e Copasir, un contrattacco cibernetico vero e proprio. Non parliamo di alzare firewall o bloccare un IP, ma di operazioni offensive su scala statale, condotte da AISE e AISI, con il coordinamento del DIS e il supporto del Ministero della Difesa. Il quadro è stato reso operativo con il Decreto Sicurezza (DL 48/2025, legge dal 9 giugno), che ha messo nero su bianco procedure, ruoli e condizioni. La norma prevede tre requisiti fondamentali: il bersaglio dev’essere identificabile con alto grado di certezza (ad esempio un gruppo APT o un’infrastruttura C2 specifica), le difese convenzionali devono essersi dimostrate inefficaci e la minaccia deve riguardare la sicurezza nazionale o quella di un...

UAC‑0099, evoluzione della campagna di cyber-spionaggio contro l’Ucraina

Nel corso del conflitto informatico in corso tra Ucraina e attori antagonisti statali, il gruppo noto come UAC‑0099 è tornato alla ribalta con una campagna di cyber‑spionaggio aggiornata e ampliata che vede le sue vittime principali costituite da enti governativi ucraini, organizzazioni di difesa, media ed aziende collegate al complesso industriale della difesa, con attacchi mirati realizzati mediante email di phishing sofisticate che sorprendono l’utente attraverso l’uso di lenti accorgimenti come link abbreviati o archivi doppi (double‑zip) contenenti file HTA o shortcut LNK con estensioni camuffate per ingannare l’esecuzione. Secondo CERT‑UA, l’allerta rilasciata il 6 agosto 2025 descrive un’operazione in cui le email inviate da indirizzi tipo ukr.net reclamano una "convocazione in tribunale" e contengono un link abbreviato (tipicamente tramite Cuttly) che punta a un archivio estratto due volte contenente un file HTA; l’user apre il file HTA, che contiene un VBScript offus...

Dentro l’attacco che ha spento Aeroflot

Quando parliamo di attacchi informatici a infrastrutture critiche, spesso li immaginiamo in un futuro distopico o nei racconti sensazionalistici dei telegiornali. Ma quello che è successo ad Aeroflot il 28 luglio 2025 non è fiction, è cronaca. Ed è un caso che va letto riga per riga, perché fotografa alla perfezione la vulnerabilità di un’intera nazione – e non solo – quando tecnologia, arroganza e guerra si intrecciano. Due gruppi, Silent Crow e Cyber Partisans BY, hanno rivendicato l’azione. Non due nomi usciti dal nulla, ma due entità note per operazioni ben pianificate in ambito cyber contro obiettivi russi, spesso legati alla macchina statale o militare. La ricostruzione che propongono è dettagliata, quasi chirurgica. Parlano di accesso ottenuto oltre un anno fa, mantenuto silenziosamente per mesi. Nessun ransomware, nessuna estorsione: solo penetrazione silenziosa, osservazione, raccolta, e poi distruzione sistematica. Hanno avuto tempo. Tempo per capire come era strutturata la r...

Tradire lo Stato non è un semplice crimine, riflessioni su un furto di segreti

Secondo me ci vogliono pene più severe per chi ruba segreti industriali e, soprattutto, segreti di Stato. Non è solo una questione di giustizia penale: è una questione di sicurezza nazionale e resilienza strategica. Ed è arrivato il momento di iniziare a trattare certi reati per quello che sono: atti di guerra asimmetrica. Il caso è quello di Yihao Pu, ingegnere 39enne, ex dipendente di una società appaltatrice della difesa statunitense. Ha appena ammesso di aver copiato illegalmente file sensibili contenenti informazioni tecniche riservate su sistemi d’arma americani, tra cui componenti elettronici per il sistema missilistico Patriot (PAC-3). Questi dati sono stati poi trasferiti a un’entità legata al governo cinese, usando dispositivi di archiviazione rimovibili e account personali. Non parliamo di una semplice fuga di dati. Parliamo di un furto controllato di proprietà intellettuale strategica che coinvolge non solo brevetti e schede tecniche, ma anche algoritmi, layout di circuiti,...

La lunga marcia dei “Honkers” cinesi

Negli anni Novanta, un gruppo di giovani entusiasti cinesi, autodidatti di hackeraggio, si è aggregato in una comunità chiamata “Honkers” – dall’unione di hong (rosso, patria) e heike (hacker). All’inizio erano motivati da un senso di orgoglio patriottico, reagendo a torti reali o percepiti nei confronti della Cina: deface di siti giapponesi, DDoS contro Taipei o organizzazioni nordamericane. Non erano sofisticati, ma il sentimento era condiviso e potente. Col passare del tempo, quei “giovani eroi del web” attirarono l’attenzione delle istituzioni statali. La storia di Tan Dailin, noto come Wicked Rose, racconta il passaggio netto da autodidatta idealista a hacker reclutato dal PLA e dal Ministry of State Security (MSS). Dopo aver vinto competizioni, frequentato campi di addestramento e progettato rootkit e exploit, Tan passò alle missioni sponsorizzate dallo Stato – fino ad essere poi incriminato negli U.S.A. per le attività di APT 41, gruppo ormai legato a operazioni di cyber-espiona...

TikTok, l’Europa e il silenzio cinese

 TikTok è tornata nel mirino delle autorità europee, e a questo punto non è più una notizia sorprendente, ma un tassello in un mosaico sempre più chiaro. L’Irlanda ha aperto una nuova indagine formale per chiarire se i dati degli utenti europei siano stati accessibili dalla Cina, nonostante le rassicurazioni ufficiali e i miliardi investiti nel cosiddetto Project Clover, l’infrastruttura di data center pensata per convincerci che tutto resti entro i confini europei. Quello che mi inquieta, più di tutto, è che non stiamo parlando di ipotesi, ma di fatti già ammessi: TikTok ha riconosciuto che l’accesso ai dati europei da parte di personale in Cina è effettivamente avvenuto. Eppure continuiamo a usare quell’app, continuiamo a scorrere video, a regalare dati, espressioni facciali, movimenti, abitudini. È una forma di rassegnazione dolce, mascherata da intrattenimento. Da persona che ha un minimo di rispetto per la coerenza tra ciò che si dichiara e ciò che si fa, trovo difficile rest...

Operazioni di spionaggio cinese contro il settore dei semiconduttori taiwanesi, analisi di una campagna mirata

Negli ultimi mesi, il settore dei semiconduttori a Taiwan è stato oggetto di un’intensa attività di cyber‑spionaggio orchestrata da almeno tre gruppi di hacker presumibilmente legati allo stato cinese. Tra marzo e giugno 2025, campagne di spear‑phishing altamente mirate hanno preso di mira non soltanto le aziende coinvolte nella produzione, nel design e nei test di circuiti integrati e semiconduttori, ma anche l’intero ecosistema di fornitori di attrezzature, servizi correlati e persino analisti finanziari specializzati nel mercato dei chip taiwanesi. Questi attacchi hanno dimostrato un’elevata sofisticazione: gli aggressori hanno utilizzato profili contattando risorse umane o dipartimenti di recruiting fingendosi neo‑laureati alla ricerca di opportunità di lavoro. Nei messaggi venivano allegati presunti curriculum in formato PDF che, in realtà, nascondevano file LNK contenenti payload malware. Aprendo il documento, la vittima veniva condotta lungo una catena di attacco multipla che co...

Arresti contro Noname057(16), ma la guerra cyber non si ferma (Operazione Eastwood)

L’operazione internazionale contro il gruppo filorusso Noname057(16), annunciata ieri, segna un passaggio importante nella storia recente della cyber-sicurezza europea. Si parla di cinque mandati d’arresto, centinaia di server smantellati, coordinamento tra Europol, Eurojust e diverse forze di polizia europee. Un evento che, per chi lavora in sicurezza informatica, non rappresenta solo una notizia da condividere, ma un’occasione per fermarsi a riflettere su come stiamo evolvendo come società digitale e come Paese. Il gruppo Noname057(16) non è nuovo alle cronache italiane. Attivo da almeno tre anni, ha costruito la sua reputazione attorno ad attacchi DDoS coordinati su larga scala, rivolti contro enti pubblici, aeroporti, porti, banche, media e infrastrutture critiche. La loro logica è semplice nella forma ma insidiosa nella sostanza: bloccare temporaneamente i servizi, provocare disagio, colpire l’immagine di efficienza e sicurezza di uno Stato. L'Italia è stata bersaglio privileg...

Dietro le quinte della guerra digitale. La Cina si prepara, ma non è sola

Mi sono ritrovato a leggere articoli come “How China is secretly preparing for cyberwar” e, mano a mano che scorrevano, più mi cresceva la consapevolezza che siamo davanti a qualcosa di ben diverso dai classici scenari da film: non è fantascienza, e non riguarda solo spie e dati rubati, ma infrastrutture critiche, sabotaggi remoti, disinformazione, eserciti digitali pre‑posizionati. Nell’ultimo anno, esperti del Five Eyes e dell’alleanza occidentale hanno suonato l’allarme: la Cina, attraverso gruppi come Volt Typhoon, avrebbe introdotto malware nelle nostre reti essenziali – energia, acqua, trasporti, telecomunicazioni – in modo silenzioso, ma con finalità potenzialmente devastanti. Il loro scopo non è sempre stato immediatamente distruttivo: piuttosto, hanno piantato le fondamenta, quel che in gergo viene definito “living off the land”, cioè usare le infrastrutture esistenti e muoversi senza rumore, così da preparare il terreno allo scontro qualora si alzassero le tensioni . La v...

Spiare per proteggere, perché lo spyware è necessario

La notizia è di quelle che accendono subito le discussioni: una corte federale d’appello statunitense ha stabilito che un gruppo di giornalisti salvadoregni potrà procedere legalmente contro NSO Group, l’azienda israeliana produttrice dello spyware Pegasus. L'accusa? Aver facilitato, con la sua tecnologia, violazioni della privacy e attività di sorveglianza ai loro danni. È un precedente importante, che apre la strada a possibili contenziosi internazionali tra individui (o gruppi) e le società che sviluppano strumenti di spionaggio per governi. Ed è anche, inevitabilmente, l’ennesima occasione per demonizzare chi lavora nel settore dello spyware e della cyber intelligence. Ma io, in tutta onestà, non riesco proprio a schierarmi con questo tipo di indignazione. Non riesco a vedere NSO Group come il “cattivo” della storia. Anzi. Non c’è niente di più comodo, oggi, che schierarsi contro lo spyware. È il nuovo nemico perfetto: invisibile, invasivo, difficile da capire, apparentemente f...

Chi vuole zittire Iran International? Handala?

Il gruppo hacker filo-iraniano noto come Handala, conosciuto anche con altri alias come Banished Kitten o Hanzala, ha rivendicato la completa violazione dei sistemi di Iran International, emittente con sede a Londra che trasmette in lingua persiana contenuti fortemente critici nei confronti della Repubblica Islamica, e secondo diverse fonti tra cui Kurdistan24, ISNA e altre testate indipendenti e governative, sarebbe riuscito ad accedere non solo ai server e all’infrastruttura tecnica dell’organizzazione ma anche a dati estremamente sensibili come le informazioni personali di oltre 71.000 contatti che utilizzavano il canale "Secure Line" per comunicazioni riservate con i giornalisti, comprese fonti anonime all’interno dell’Iran, oltre a documentazione finanziaria interna e alla posta elettronica privata di numerosi dipendenti, un'operazione che, se confermata nei dettagli, rappresenta un punto di svolta per la guerra informatica condotta a colpi di malware, intimidazioni ...

Dalla Cina a Milano. Tra rootkit e identità false, l’hacker di Silk Typhoon fermato in Italia

Il 3 luglio scorso le autorità italiane hanno arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa un cittadino cinese di 33 anni, Xu Zewei, ricercato dagli Stati Uniti per una lunga serie di reati informatici legati ad attività di cyber-spionaggio. Xu sarebbe, secondo le accuse americane, coinvolto in una campagna condotta dal gruppo APT noto come Silk Typhoon (noto in passato anche come Hafnium), ritenuto affiliato allo Stato cinese. Questo gruppo è già noto da anni per aver preso di mira obiettivi sensibili in ambito sanitario, governativo e accademico, con operazioni che includono il furto di proprietà intellettuale e di informazioni classificate. La notizia è stata confermata da diverse fonti attendibili, tra cui il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, l’agenzia stampa ANSA e testate specializzate come BleepingComputer e Decode39. Secondo l’atto d’accusa, tra il 2020 e il 2021 Xu avrebbe partecipato a una campagna di intrusione su larga scala che ha colpito istituzioni accademiche s...

Tag 140 schiera DRAT V2 contro India. Spionaggio mirato tra geopolitica e cyber‑strategia

Negli ultimi giorni il collettivo TAG 140 – ritenuto un sottogruppo di SideCopy/Transparent Tribe, tradizionalmente associato a influenze pakistane – ha lanciato una nuova campagna di cyber‑spionaggio rivolta contro strutture critiche indiane, inclusi ministeri, difesa, ferrovie e infrastrutture energetiche, sfruttando un RAT evoluto denominato DRAT V2. L’attacco nasce da un inganno social engineering: i target vengono reindirizzati verso un portale fasullo che imita quello del Ministero della Difesa indiano. Un unico link “attivo” – contenente un comando malevolo – viene copiato sugli appunti del sistema vittima, con l’istruzione di incollarlo in un terminale. Questo provoca il download ed esecuzione di un file HTA tramite mshta.exe, che attiva un loader denominato BroaderAspect. Quest’ultimo crea persistenza, estrae un PDF di copertura e installa il payload principale, cioè DRAT V2. Rispetto alla versione .NET precedente, la nuova variante compilata in Delphi porta diverse novità: Un...

Sabato torrido, server bollenti. Taiwan, JDWP e la solita dimenticanza letale

È il primo sabato di luglio caldo, quello che sfianca. Non so cosa facciano gli altri sotto il condizionatore, ma io leggo. E mi ritrovo con due articoli su The Hacker News che sanno tanto di deja-vu quanto di tragedia annunciata: da un lato, l’intelligence taiwanese che lancia un allarme pubblico su minacce informatiche in aumento e furti di dati ormai diventati cronaca ordinaria; dall’altro, l’eterno problema delle interfacce JDWP esposte che tornano protagoniste, ancora una volta, ancora nel 2025. Nel primo caso, il National Security Bureau di Taiwan segnala che la Cina sta raffinando l’arte della persuasione digitale, sfruttando fughe di dati da aziende locali per costruire profili comportamentali e orchestrare campagne di influenza. Non è solo spionaggio: è guerra fredda connessa, distribuita, e sempre più invisibile. La parte che brucia? Non è tanto la notizia in sé, ma il fatto che il pubblico venga avvisato solo ora, quando probabilmente la rete è già tutta compromessa. E non è...

Il fuoco è cessato, ma il cyberattacco no?

Non servono razzi o droni per paralizzare un paese. Basta un router lasciato con la password di fabbrica. L’ultima indagine condotta dalla startup israeliana malanta.ai parla chiaro: 3.476 dispositivi compromessi, sparsi in 98 organizzazioni israeliane, molti dei quali attivi da oltre 5 anni senza alcun aggiornamento. Non stiamo parlando di target secondari. Tra i bersagli ci sono banche, centrali elettriche, università, enti pubblici, fornitori di telecomunicazioni, tutti collegati a internet con apparati critici come router, firewall, NAS e gateway industriali. In almeno 600 casi, i dispositivi erano accessibili pubblicamente con software obsoleto o credenziali predefinite: in pratica, porte spalancate. La superficialità nella gestione di questi sistemi fa impressione. Un numero rilevante di apparati era ancora in funzione con firmware vulnerabili, senza patch e con configurazioni di default. Un attaccante non ha bisogno di uno zero-day per entrare: basta un motore di scansione e un ...

Le ombre di Teheran nei server USA. Hacker iraniani minacciano ex collaboratori di Trump, caccia all’email perduta

Ho appena letto un report di Reuters – e sì, la notizia è confermata e tombale – che vale un approfondimento. Un collettivo di hacker presumibilmente legato all’Iran, che si fa chiamare “Robert”, ha detto di essere in possesso e pronto a vendere circa 100 GB di email trafugate da ex collaboratori di Donald Trump: Susie Wiles (capo di gabinetto), Lindsey Halligan (avvocata), Roger Stone (consigliere politico) e perfino Stormy Daniels. Il gruppo aveva già fatto trapelare materiale simile a fine 2024, senza però influenzare davvero gli esiti elettorali. Negli scambi con Reuters, “Robert” ha lanciato l’ennesima minaccia: “abbiamo intenzione di organizzare la vendita di queste email e vogliamo che sia Reuters a trasmettere la notizia”, hanno detto . Un tentativo palese di cyber‑propaganda orchestrata a freddo. Le autorità statunitensi – FBI e DOJ – e l’agenzia CISA definiscono il tutto un’“operazione diffamatoria mirata”, un tentativo fatto con cura per destabilizzare, dividere e minare la ...

Dopo le bombe, i byte. La guerra ibrida tra USA, Iran e Israele

Nella notte tra sabato e domenica, le bombe americane hanno colpito i siti nucleari iraniani con una precisione chirurgica che ha fatto rumore nel mondo fisico. Ma mentre le polveri si depositavano a Fordow e Isfahan, un altro fronte si apriva, invisibile agli occhi ma cruciale: il cyberspazio. E lì, non ci sono sirene né detriti, solo silenzi improvvisi nelle connessioni, pacchetti che non arrivano, servizi che collassano. Da quel momento, l’escalation digitale ha cominciato a prendere forma, accelerando quella che è, a tutti gli effetti, una guerra informatica attiva tra Iran, Israele e Stati Uniti. Nei minuti successivi ai bombardamenti, l’Iran ha cominciato a limitare drasticamente l’accesso alla rete. Una mossa difensiva, certo, ma anche preventiva. Staccare i cavi è una strategia antica quanto efficace: nessuna connessione, nessuna infiltrazione, nessuna fuga di dati. È stato documentato un blackout della connettività con punte del 97% in alcune regioni. La linea è semplice: se t...

Troppo pericolose insieme. Cina e Russia sono davvero alleate?

Secondo un’inchiesta pubblicata dal New York Times, confermata anche dal Financial Times e da fonti ucraine, hacker cinesi avrebbero violato i sistemi informatici russi rubando informazioni militari sensibili, comprese quelle sulla guerra in Ucraina. È un episodio clamoroso che mette in dubbio la tanto sbandierata "partnership senza limiti" tra Vladimir Putin e Xi Jinping. Mentre a livello ufficiale Mosca e Pechino si mostrano unite contro l’Occidente e proclamano intese strategiche, nel cyberspazio sembrano valere altre logiche: quelle del sospetto reciproco e della supremazia informativa. I gruppi cinesi, probabilmente legati all’intelligence di Pechino, hanno preso di mira agenzie statali russe e contractor della difesa, sottraendo piani, analisi e forse perfino vulnerabilità operative. Questa non è una semplice contraddizione, è una crepa. E fa emergere una realtà molto più spietata: l’interesse nazionale viene prima di ogni alleanza ideologica, soprattutto quando si parl...

Quando ti rubano il segnale, Israele dentro la tv iraniana IRIB

Oggi la tv di stato iraniana IRIB è stata interrotta da un attacco informatico. Le immagini regolari sono state sostituite da slogan antigovernativi, video di proteste e messaggi contro il regime. I media israeliani parlano apertamente di un’operazione condotta da Israele. L’Iran accusa “il nemico sionista” e ammette che la trasmissione del canale IRIB-1 è stata effettivamente compromessa. Non è la prima volta che succede qualcosa del genere. Era già accaduto nel 2022, sempre contro IRIB. Ma stavolta lo scenario è più sofisticato. Il punto debole, quasi sicuramente, è stato l’uplink: il momento in cui il segnale televisivo viene inviato al satellite. Compromettendo quel passaggio, è possibile sostituire il segnale e trasmettere contenuti alternativi. Serve accesso fisico o remoto a una stazione di trasmissione, oppure la capacità di simulare il segnale con un attacco SDR ben calibrato. In alternativa, se si ha già il controllo della sorgente del feed – per esempio da dentro l’infrastru...

Credo che lo Stato israeliano sfrutti Predatory Sparrow per paralizzare l’Iran da dentro (Dati distrutti, pompe ferme, stipendi bloccati, etc.)

Negli ultimi giorni il collettivo hackers autodenominatosi Predatory Sparrow (in persiano Gonjeshke Darande) ha rivendicato di aver paralizzato la Bank Sepah, la più grande banca statale dell’Iran, collegata ai Guardiani della Rivoluzione (IRGC) e gravemente sanzionata dagli USA per il suo ruolo nel finanziare programmi bellici. Secondo diverse fonti, il sito della banca è offline, gli sportelli ATM non funzionano e le transazioni sono bloccate. Disruption che si estende anche alle stazioni di servizio, dove molte pompe non riescono a processare pagamenti perché connesse a Bank Sepah. A rendere il tutto ancora più significativo, poche ore fa Nobitex, il principale exchange di criptovalute in Iran, ha confermato di essere stato vittima di un grave attacco informatico: oltre 48 milioni di dollari in asset digitali sono stati sottratti, principalmente Tether (USDT) sulla rete Tron. L’exchange rappresentava una delle poche vie alternative al sistema bancario ufficiale iraniano, spesso usat...