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La forza della banda, dai modem a 640Kbps ai 73 Tbps. Ieri, oggi, DDoS

Ricordo quando, da ragazzino, navigavo con un modem 56k. Sentivo il suono della connessione come l’inizio di qualcosa di misterioso e affascinante, ma mai avrei immaginato che un giorno la “velocità” di connessione sarebbe diventata un’arma. Oggi leggo che Cloudflare ha mitigato un attacco DDoS da 73 terabit al secondo. Settanta-tre. Terabit. È una cifra che va oltre l’immaginabile per chi ha vissuto l’epoca dell’ADSL con l’upload a 256 Kbps. Eppure è realtà, ed è una realtà che racconta bene la trasformazione della rete: da ambiente artigianale e pionieristico, a teatro di guerra distribuita ad alta intensità. All’inizio, un DDoS era quasi una dimostrazione di bravata: c’erano tool rudimentali come Trinoo, Stacheldraht, Tribe Flood Network. Erano botnet che sfruttavano macchine compromesse, spesso server Linux lasciati aperti con Telnet attivo e password deboli. Bastava un minimo di coordinamento e qualche decina di zombie per far fuori il sito web della scuola o un piccolo server IRC...

Handala colpisce ancora

Negli ultimi giorni, il conflitto tra Israele e Iran ha oltrepassato il piano militare e politico, invadendo apertamente anche il cyberspazio. Dopo il bombardamento israeliano su obiettivi nucleari in Iran, il gruppo di hacktivisti pro-Palestinesi noto come Handala ha rivendicato una serie di attacchi informatici contro infrastrutture e organizzazioni israeliane. Li avevamo già visti in azione qualche mese fa, poi sembravano spariti. Adesso sono tornati, e lo hanno fatto con un messaggio chiaro: vendetta e visibilità. Quando si parla di cyberwar, è facile pensare subito agli stati e ai servizi segreti. Ma in realtà, dietro gran parte di questi attacchi ci sono gruppi ideologici, che si muovono fra attivismo politico, vandalismo digitale e operazioni semi-organizzate di disturbo. Handala, ad esempio, ha lanciato attacchi DDoS e sostenuto di aver trafugato dati sensibili, e anche se la portata effettiva non è sempre verificabile, la narrativa che si costruisce attorno a questi eventi pu...

Stacheldraht, quando dominare IRC significava avere più "shell"

I bei tempi andati (fine anni ’90 - primi 2000) C’erano una volta i tempi in cui bastava linkare una shell, magari con telnet aperto o tramite exploit banale su sistemi Unix-like, per sentirsi il re del canale IRC. E Stacheldraht era il coltellino svizzero dei lamer organizzati. Cos’era Stacheldraht? Un DDoS toolkit nato intorno al 1999. Scritto in C, girava su Linux e Solaris. Combinava funzioni di Trinoo, TFN (Tribe Flood Network) e TFN2K. Aveva una struttura client-master-agent, con comunicazioni criptate (semplici XOR). Gli attacchi includevano: UDP flood, TCP SYN flood, ICMP flood, e smurf. Come funzionava: Lo “zombie” era un sistema compromesso (la famosa shell).  Il “master” controllava gli zombie e prendeva ordini da un client. Il controllo poteva avvenire via IRC oppure connessioni dirette. Più shell avevi, più banda avevi a disposizione per far male. Dal Telnet alle IoT, le evoluzioni moderne. Oggi chi sono gli eredi di Stacheldraht? Mirai e le sue mille varianti Creato n...