Passa ai contenuti principali

La lunga marcia dei “Honkers” cinesi

Negli anni Novanta, un gruppo di giovani entusiasti cinesi, autodidatti di hackeraggio, si è aggregato in una comunità chiamata “Honkers” – dall’unione di hong (rosso, patria) e heike (hacker). All’inizio erano motivati da un senso di orgoglio patriottico, reagendo a torti reali o percepiti nei confronti della Cina: deface di siti giapponesi, DDoS contro Taipei o organizzazioni nordamericane. Non erano sofisticati, ma il sentimento era condiviso e potente.

Col passare del tempo, quei “giovani eroi del web” attirarono l’attenzione delle istituzioni statali. La storia di Tan Dailin, noto come Wicked Rose, racconta il passaggio netto da autodidatta idealista a hacker reclutato dal PLA e dal Ministry of State Security (MSS). Dopo aver vinto competizioni, frequentato campi di addestramento e progettato rootkit e exploit, Tan passò alle missioni sponsorizzate dallo Stato – fino ad essere poi incriminato negli U.S.A. per le attività di APT 41, gruppo ormai legato a operazioni di cyber-espionaggio di grande impatto.

L’evoluzione non è isolata: centinaia di Honkers sono stati assimilati, singolarmente o attraverso start-up che operavano da schermo commerciale per attività clandestine. Technologie come PlugX e ShadowPad, backdoor usate da decine di gruppi APT cinesi, nascono proprio in quell’ecosistema originario dell’hacktivismo patriottico. Aziende come i‑Soon e Integrity Tech, nate da ex Honkers, sono state recentemente sotto sanzione per aver condotto operazioni al servizio dell’MSS e aver trafugato dati di governi, multinazionali e dissidenti.

Il punto non è solo tecnico, ma profondamente geopolitico: il governo cinese ha trasformato quei ragazzi in una risorsa strategica, usando una miscela di nazionalismo e incentivi economici, passando da hacktivismo informale a spionaggio ufficiale. È un modello di “whole-of-society intelligence”, dove il confine tra patriottismo, profitto e azione statale diventa permeabile.

L’Italia e l’Europa, così come le aziende private, devono ragionare su questo: talenti arruolati in contesti apparentemente innocui, da forum o hackaton, possono diventare arma geopolitica nella cyber guerra. Serve consapevolezza sul fatto che molti strumenti usati dai nostri sistemi di difesa o di attacco digitale condividono radici con quelli sviluppati in quel substrato.

Credo che il tema vada affrontato non solo su basi tecniche ma anche etiche e strategiche: come controlliamo la formazione dei “buoni” e impediamo che diventino “operatori per altri”? Come tuteliamo reti e dati se chi programmiamo è stato addestrato o asservito a logiche di potere autoritarie? La storia degli Honkers non è un avvertimento lontano, ma una fotografia su come nasce la potenza cyber: dalle piccole scintille di orgoglio nazionale.

Commenti

Popolari

Cisco ASA sotto attacco, due zero-day sfruttati per prendere il controllo dei firewall e impiantare malware persistente

Negli ultimi giorni è uscita una notizia che vale la pena leggere con attenzione: sono stati sfruttati in attacco dei “zero-day” contro i firewall Cisco della famiglia Adaptive Security Appliance (ASA) e prodotti correlati, e diversi avvisi ufficiali invitano a intervenire subito. La storia è stata riportata da più testate tecniche e da Cisco stessa, che ha pubblicato patch e dettagli sulle falle coinvolte. Cosa è successo, in parole semplici? Alcuni bug nel servizio web/VPN dei dispositivi ASA permettono a un attaccante — inviando richieste appositamente costruite — di superare i controlli e far girare codice sul dispositivo. In pratica, chi sfrutta questi bug può eseguire comandi come se fosse l’amministratore del firewall. Cisco ha identificato più CVE coinvolte e ha confermato che almeno due di queste (quelle catalogate come sfruttate “in the wild”) sono state usate dagli aggressori prima che le correzioni fossero pubblicate. La cosa che preoccupa di più non è solo il controllo tem...

Microsoft revoca l’accesso del suo cloud all’intelligence israeliana

Microsoft ha annunciato di aver cessato e disabilitato una serie di servizi cloud e di intelligenza artificiale per un’unità del Ministero della Difesa israeliano (IMOD), dopo aver accertato che tali tecnologie erano state impiegate per sostenere un sistema di sorveglianza di massa sui civili palestinesi.  L’azione dell’azienda è stata attivata in risposta a un’inchiesta giornalistica coordinata dal Guardian, +972 Magazine e Local Call, che ha rivelato come l’Unità 8200 dell’intelligence israeliana avesse archiviato e analizzato milioni di telefonate intercettate tramite la piattaforma Azure, con il fine di monitorare gli spostamenti e guidare operazioni militari nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.  Nel comunicato interno rivolto ai dipendenti, il vicepresidente Brad Smith ha dichiarato che Microsoft non fornisce tecnologie che facilitino la sorveglianza di massa dei civili e che, dopo un’analisi interna, sono emersi elementi che violavano i termini di servizio dell’azie...

Oyster e il malvertising, fake installer di Microsoft Teams diffonde una backdoor

Negli ultimi giorni è emersa una nuova ondata di malvertising e SEO poisoning che punta a intercettare chi cerca il client Microsoft Teams sui motori di ricerca, reindirizzando gli utenti verso annunci o pagine di download fasulle che offrono un installatore contraffatto invece dell’app ufficiale. Secondo le prime segnalazioni, il file distribuito in queste pagine malevole è un installer camuffato che installa la backdoor nota come Oyster (anche indicata in passato come Broomstick/CleanUpLoader), dando agli aggressori un punto d’accesso remoto sui sistemi compromessi. A confermare la dinamica sono multiple realtà che monitorano la minaccia: Blackpoint SOC ha descritto la campagna come basata su SEO poisoning e annunci malvertising che spingono download ingannevoli, mentre analisti di settore e vendor hanno trovato varianti del loader ospitate su domini compromessi o su pagine generate appositamente per mimare download legittimi. Il malware viene spesso confezionato in installer Windows...