Secondo un’inchiesta pubblicata dal New York Times, confermata anche dal Financial Times e da fonti ucraine, hacker cinesi avrebbero violato i sistemi informatici russi rubando informazioni militari sensibili, comprese quelle sulla guerra in Ucraina. È un episodio clamoroso che mette in dubbio la tanto sbandierata "partnership senza limiti" tra Vladimir Putin e Xi Jinping.
Mentre a livello ufficiale Mosca e Pechino si mostrano unite contro l’Occidente e proclamano intese strategiche, nel cyberspazio sembrano valere altre logiche: quelle del sospetto reciproco e della supremazia informativa. I gruppi cinesi, probabilmente legati all’intelligence di Pechino, hanno preso di mira agenzie statali russe e contractor della difesa, sottraendo piani, analisi e forse perfino vulnerabilità operative.
Questa non è una semplice contraddizione, è una crepa. E fa emergere una realtà molto più spietata: l’interesse nazionale viene prima di ogni alleanza ideologica, soprattutto quando si parla di dati, armi e controllo.
Personalmente, spero che questa presunta amicizia tra Russia e Cina smetta di esistere. Insieme sono troppo pericolose per l’Occidente, per l’Unione Europea, e soprattutto per il mio Paese, l’Italia. Ma forse, a ben vedere, non sono mai state veramente amiche. La cybersicurezza ce lo sta mostrando con chiarezza: non esistono alleati, solo obiettivi.
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