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Visualizzazione dei post con l'etichetta Open Source

Ma Android è sotto attacco perché è il sistema più usato o perché è open source?

All'inizio del 2025 gli attacchi informatici contro gli smartphone sono aumentati in modo netto. A dirlo è l’ultimo rapporto di Kaspersky, che ha registrato un’impennata nelle minacce rivolte in particolare ai dispositivi Android. Si parla di malware bancari, trojan che si mascherano da app legittime, adware aggressivi, spyware di livello industriale e nuove varianti di RAT (Remote Access Trojan) studiate per scavalcare i controlli delle versioni più recenti di Android. Non è certo la prima volta che succede. Ma il trend di questi mesi sembra confermare un’accelerazione nella guerra tra cybercriminali e dispositivi mobili, con Android nel mirino. E la domanda torna: perché proprio Android? La spiegazione più immediata è quella dei numeri: Android è il sistema operativo mobile più diffuso al mondo, soprattutto nei mercati dove i dispositivi economici dominano. Più dispositivi significa più bersagli, quindi più convenienza per chi sviluppa malware. Ma c’è un’altra possibile spiegazio...

Una foto, trent’anni di storia. Gates incontra Torvalds

Non so se fosse già successo dietro le quinte, ma questa volta è stato pubblico: Bill Gates e Linus Torvalds seduti allo stesso tavolo, a cena, accanto a due figure centrali della storia tecnica di Microsoft, David Cutler e Mark Russinovich. Una foto che in altri tempi sarebbe stata impensabile. Per chi è cresciuto negli anni in cui le contrapposizioni tra software libero e software proprietario erano nette e spesso ideologiche, questa immagine colpisce. Non perché oggi ci sia davvero da stupirsi – il mondo è cambiato, i modelli si sono contaminati – ma perché rappresenta qualcosa che, simbolicamente, chiude un’epoca. Negli anni della giovinezza informatica, quando si scopre il terminale come si scopre un mondo, ho vissuto con convinzione le posizioni della Free Software Foundation, leggendo Stallman e partecipando, anche solo mentalmente, a quella visione etica della tecnologia. C’era qualcosa di potente, allora, in quell’idea di libertà assoluta, di codice aperto, di comunità. E in p...

I governi devono poter vedere il codice

Ho letto con grande interesse la notizia secondo cui la Danimarca sta valutando seriamente l’idea di sostituire il software Microsoft nei suoi uffici pubblici con soluzioni open source come Linux e LibreOffice. E trovo che sia una decisione non solo coraggiosa, ma anche profondamente sensata dal punto di vista della sicurezza informatica. Quando si parla di software governativo, si parla di infrastrutture critiche, di gestione dei dati dei cittadini, di processi decisionali delicatissimi. Eppure, per anni, molti governi hanno affidato tutto questo a software chiuso, spesso straniero, senza sapere davvero cosa ci sia sotto il cofano. Il codice sorgente, in questi casi, è una scatola nera. Nessuno può ispezionarlo, verificarne la qualità, controllare la presenza di vulnerabilità o — peggio — di comportamenti nascosti. L’open source non è la soluzione magica a tutti i problemi, ma almeno offre un principio fondamentale: la trasparenza. Se posso leggere il codice, posso capire cosa fa il s...