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Ma Android è sotto attacco perché è il sistema più usato o perché è open source?

All'inizio del 2025 gli attacchi informatici contro gli smartphone sono aumentati in modo netto. A dirlo è l’ultimo rapporto di Kaspersky, che ha registrato un’impennata nelle minacce rivolte in particolare ai dispositivi Android. Si parla di malware bancari, trojan che si mascherano da app legittime, adware aggressivi, spyware di livello industriale e nuove varianti di RAT (Remote Access Trojan) studiate per scavalcare i controlli delle versioni più recenti di Android.

Non è certo la prima volta che succede. Ma il trend di questi mesi sembra confermare un’accelerazione nella guerra tra cybercriminali e dispositivi mobili, con Android nel mirino. E la domanda torna: perché proprio Android?

La spiegazione più immediata è quella dei numeri: Android è il sistema operativo mobile più diffuso al mondo, soprattutto nei mercati dove i dispositivi economici dominano. Più dispositivi significa più bersagli, quindi più convenienza per chi sviluppa malware.

Ma c’è un’altra possibile spiegazione, meno banale e più inquietante: l’architettura aperta di Android, la sua natura open source, potrebbe rendere più facile per gli attaccanti studiarne a fondo il funzionamento e cercare vulnerabilità da sfruttare. Certo, l’open source garantisce trasparenza e collaborazione, ma espone anche il codice a occhi meno benevoli.

È un po’ come lasciare il cofano dell’auto sempre aperto: può servire ai meccanici, ma anche ai ladri.

E allora il punto è questo: Android è sotto attacco perché è popolare o perché è aperto?
O forse è proprio la combinazione di entrambi i fattori che lo rende così appetibile?

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