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Visualizzazione dei post con l'etichetta Data breach

Quelle chat non sono sparite, sono solo altrove

Chi ha mai condiviso una conversazione su ChatGPT con il link “share” pensando che sarebbe rimasta effimera, ha sbagliato. E non di poco. A inizio 2024, migliaia di utenti hanno reso pubblici dialoghi con ChatGPT tramite l’apposita funzione di condivisione. Quel link generava una pagina raggiungibile da chiunque, indicizzata da Google. Il problema? Nessuno sembrava preoccuparsene davvero. Fino a oggi. Un’indagine pubblicata su Digital Digging ha mostrato che OpenAI ha recentemente chiesto a Google la rimozione di circa 50.000 di queste pagine dai risultati di ricerca. Ma anche se Google le ha tolte, non sono sparite affatto. Il Web ha memoria lunga, e l’Internet Archive ancora più della media: oltre 110.000 chat condivise risultano archiviate lì, consultabili liberamente da chiunque abbia voglia (o malizia) di frugarci dentro. Parliamo di contenuti di ogni tipo: confessioni personali, tentativi di frode accademica, richieste legali eticamente discutibili, strategie aziendali borderlin...

Dentro l’attacco che ha spento Aeroflot

Quando parliamo di attacchi informatici a infrastrutture critiche, spesso li immaginiamo in un futuro distopico o nei racconti sensazionalistici dei telegiornali. Ma quello che è successo ad Aeroflot il 28 luglio 2025 non è fiction, è cronaca. Ed è un caso che va letto riga per riga, perché fotografa alla perfezione la vulnerabilità di un’intera nazione – e non solo – quando tecnologia, arroganza e guerra si intrecciano. Due gruppi, Silent Crow e Cyber Partisans BY, hanno rivendicato l’azione. Non due nomi usciti dal nulla, ma due entità note per operazioni ben pianificate in ambito cyber contro obiettivi russi, spesso legati alla macchina statale o militare. La ricostruzione che propongono è dettagliata, quasi chirurgica. Parlano di accesso ottenuto oltre un anno fa, mantenuto silenziosamente per mesi. Nessun ransomware, nessuna estorsione: solo penetrazione silenziosa, osservazione, raccolta, e poi distruzione sistematica. Hanno avuto tempo. Tempo per capire come era strutturata la r...

TikTok, l’Europa e il silenzio cinese

 TikTok è tornata nel mirino delle autorità europee, e a questo punto non è più una notizia sorprendente, ma un tassello in un mosaico sempre più chiaro. L’Irlanda ha aperto una nuova indagine formale per chiarire se i dati degli utenti europei siano stati accessibili dalla Cina, nonostante le rassicurazioni ufficiali e i miliardi investiti nel cosiddetto Project Clover, l’infrastruttura di data center pensata per convincerci che tutto resti entro i confini europei. Quello che mi inquieta, più di tutto, è che non stiamo parlando di ipotesi, ma di fatti già ammessi: TikTok ha riconosciuto che l’accesso ai dati europei da parte di personale in Cina è effettivamente avvenuto. Eppure continuiamo a usare quell’app, continuiamo a scorrere video, a regalare dati, espressioni facciali, movimenti, abitudini. È una forma di rassegnazione dolce, mascherata da intrattenimento. Da persona che ha un minimo di rispetto per la coerenza tra ciò che si dichiara e ciò che si fa, trovo difficile rest...