Lo ammetto: quando leggo di casi in cui qualcuno viene accusato di aver tentato di buttare giù il sito dell’FBI o attaccare banche come HSBC o addirittura la Bank of Israel, il mio radar da appassionato si accende subito. E invece, stavolta, la notizia non riguarda l’ennesimo arresto clamoroso o una sentenza dura, ma un processo che… si è sgonfiato da solo.
Parliamo di Coray Tierney, 23 anni, di Dundee. Ufficialmente accusato di aver orchestrato attacchi informatici tra il 2021 e il 2023. Una storia che, se confermata, sarebbe pesante: DDoS, intrusioni, accuse di hacking internazionale. Ma il punto è un altro: in tribunale non c’erano le prove solide per andare avanti.
Gli esperti di cybercrime che avrebbero dovuto testimoniare? Non pervenuti, perché mandati a un corso annuale di formazione. Risultato: la Crown ha chiesto di rinviare il processo per la terza volta. Ma il giudice, giustamente spazientito, ha detto basta. Processo sospeso “pro loco et tempore”, cioè congelato — e solo in teoria riattivabile in futuro.
E qui sta il bello: la difesa ha sottolineato che le “prove” erano poco più che screenshot. Screenshot che, come sappiamo bene, non bastano a dimostrare nulla: chiunque potrebbe averli catturati, chiunque potrebbe averli manipolati. Nessuna testimonianza diretta da FBI, HSBC o Bank of Israel. Nessun log solido portato in aula.
Ora, io non sono qui a dire se Tierney sia un santo o un diavolo del web. Non lo so, non lo può sapere nessuno. Ma quello che colpisce è il vuoto: senza testimoni, senza prove tecniche forti, un’accusa del genere perde completamente di consistenza. E parliamo di un caso che gli pendeva addosso da anni.
Questa vicenda mi fa riflettere su due cose:
- Quanto la tempistica sia cruciale nei processi legati alla cybercrime. La tecnologia corre, i dati si perdono, e intanto gli imputati restano sospesi in un limbo.
- Quanto servano prove verificabili, riproducibili e solide. Non screenshot. Non “inferenze”. Ma log, catene di custodia, analisi forense completa.
Alla fine, io la vedo così: se non hai le prove, non hai il caso. È una regola vecchia come il mondo, ma ancora oggi sembra dimenticata.
E allora sì: lunga vista a sto ragazzo se nessuno può provare nulla.
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