Passa ai contenuti principali

Google rilascia patch d’emergenza per Chrome, zero-day CVE-2025-10585

Google ha rilasciato oggi 17 settembre 2025 un aggiornamento d’emergenza per Chrome che corregge CVE-2025-10585, un zero-day nel motore V8 (JavaScript/WebAssembly) già sfruttato in attacchi reali. Il team Google Threat Analysis Group (TAG) ha identificato l’attività di sfruttamento in ambiente reale intorno al 16 settembre e ha forzato un rilascio rapido della patch per limitare l’impatto. La falla è un problema di type confusion all’interno di V8: in pratica il motore può interpretare un valore in memoria come se fosse di un tipo diverso, permettendo la corruzione della memoria e, se opportunamente combinata con altri salti di privilegio o bypass della sandbox, la potenziale esecuzione di codice remoto. Poiché V8 esegue JavaScript e WebAssembly, l’exploit può essere innescato tramite contenuto web malevolo — una pagina o uno script appositamente costruito, un annuncio compromesso (malvertising) o file HTML/JS manipolati — rendendo la finestra di esposizione concreta per tutti gli utenti che non hanno ancora aggiornato. Google ha classificato la vulnerabilità come critica e, per motivi di sicurezza, ha limitato i dettagli tecnici al momento del rilascio fino a quando la patch non fosse stata ampiamente distribuita.

Le versioni interessate sono le build di Chrome precedenti alle release di emergenza: le build aggiornate rilasciate a partire da oggi 17 settembre sono le stable 140.0.7339.185/.186 per Windows e macOS e 140.0.7339.185 per Linux. Tutti gli utenti desktop che eseguono versioni precedenti devono aggiornare immediatamente (verificare in chrome://settings/help e riavviare il browser per completare l’installazione). Browser basati su Chromium (Edge, Opera, Brave, ecc.) condividono il motore V8 e potrebbero essere vulnerabili; pertanto i vendor derivati devono rilasciare propri aggiornamenti e occorre monitorare gli advisory ufficiali di ciascun fornitore.

Lo scenario di sfruttamento tipico prevede che un attaccante controlli o riesca a inserire contenuti web malevoli visitati dalla vittima: uno script o un modulo WebAssembly appositamente costruito scatena la type confusion in V8, provoca corruzione di memoria e, se il chain exploit include anche un bypass del sandbox o un bug addizionale, porta all’esecuzione di codice sul sistema della vittima. Questo rende la vulnerabilità pericolosa sia per singoli endpoint sia per ambienti enterprise: link mirati via spear-phishing, campagne di malvertising su reti pubblicitarie compromesse o siti compromessi possono essere vettori efficaci. Poiché esistono conferme di exploit in the wild, la priorità per i SOC, i team IT e i CERT è elevata.

Le mitigazioni immediate consigliate sono: aggiornare Chrome alla versione corretta il prima possibile e riavviare il browser; per le organizzazioni, applicare gli aggiornamenti tramite i propri strumenti di gestione centralizzata (WSUS, MDM, soluzioni di patch management) e accelerare il rollout per endpoint critici dopo aver eseguito i test necessari; limitare l’esecuzione di contenuti non fidati utilizzando Content Security Policy, disabilitando WebAssembly in contesti particolarmente sensibili quando possibile, o utilizzando estensioni e configurazioni che riducono l’esposizione a contenuti esterni; monitorare log e crash del processo Chrome/V8 per rilevare anomalie e configurare regole EDR/IDS che possano individuare comportamenti tipici di exploit JavaScript/WASM (heap-spraying, allocazioni anomale, esecuzioni ripetute di codice non firmato); verificare le regole degli strumenti di sicurezza e aggiornare le watchlist con CVE-2025-10585. Per i team SOC/CERT interni è consigliabile inserire la CVE nelle proprie watchlist, creare o aggiornare rilevazioni in EDR/siem per crash anomali del renderer di Chrome e cercare indicatori di compromissione correlati (URL sospetti, firme di exploit note quando disponibili). Prioritizzare gli aggiornamenti per endpoint con accesso a dati sensibili o privilegi elevati.

L’impatto diretto è la potenziale Remote Code Execution sul dispositivo della vittima che visita il contenuto malevolo; l’impatto organizzativo comprende il rischio di compromissione di sistemi critici, esfiltrazione di dati e pivoting interno se l’exploit viene combinato con ulteriori vulnerabilità a livello di sistema o con credenziali compromesse. Dal punto di vista operativo, molte organizzazioni dovrebbero rivedere priorità e procedure di patching per garantire che le release di emergenza come questa vengano valutate e distribuite in tempi ristretti.

Come best practice complementare, conviene monitorare i feed ufficiali (releases di Chrome, advisory dei CERT nazionali e dei vendor di sicurezza) per eventuali dettagli tecnici che Google rilascerà quando la diffusione della patch lo permetterà. Se vengono pubblicati PoC o dettagli tecnici, i team di sicurezza dovrebbero valutare prontamente indicatori di compromissione pubblicati e aggiornare regole e signature. I dettagli tecnici completi potrebbero rimanere riservati inizialmente per evitare che vengano sfruttati in massa prima che la maggioranza degli utenti sia aggiornata.

L’azione più urgente e concreta per tutti gli utenti e le organizzazioni è verificare la versione di Chrome e aggiornare immediatamente alle build rilasciate oggi il 17 settembre 2025 (o successive). I vendor di browser derivati devono altresì rilasciare patch; fino ad allora mantenere un atteggiamento difensivo — limitare WebAssembly in contesti sensibili, rafforzare le policy di contenuto e aumentare il monitoraggio dei processi browser — riduce il rischio.

Commenti

Popolari

CTF, talento e gioco di squadra. Il Team Italy pronto alla sfida europea

A Torino è stata presentata la squadra nazionale italiana di cybersicurezza, il Team Italy 2025-2026, composta da dieci studenti selezionati tra licei, istituti tecnici e università chiamati a rappresentare l’Italia nelle prossime competizioni nazionali e internazionali. La squadra parteciperà, a ottobre, allo European Cybersecurity Challenge che si terrà a Varsavia: una vetrina importante dove i giovani talenti mettono alla prova tecniche di difesa e attacco in scenari simulati e controllati. Alla base della preparazione c’è un approccio pratico e collettivo: training e addestramento gratuiti organizzati dal Cybersecurity National Lab del CINI, che trasformano il gioco in formazione concreta per professionisti di domani. Questo percorso mostra come il mondo delle CTF (capture the flag) non sia solo svago ma una palestra fondamentale per allenare competenze applicabili alla protezione di infrastrutture strategiche come ospedali, scuole e aeroporti. Le CTF vanno celebrate: offrono scena...

Il fantasma di Stuxnet. Quanto siamo pronti a fermare un attacco simile nel 2025

Quindici anni dopo la scoperta di Stuxnet, il malware che nel 2010 dimostrò la possibilità concreta di sabotare un impianto industriale attraverso il codice, la domanda sul ripetersi di un’operazione simile è più attuale che mai. All’epoca, la combinazione di zero-day Windows, driver firmati con certificati contraffatti e la manipolazione dei PLC Siemens che controllavano le centrifughe iraniane segnarono una svolta epocale: per la prima volta un’arma informatica aveva prodotto un effetto fisico su larga scala, nascosta dietro feedback falsificati che trassero in inganno gli operatori. Non era un malware generico, né un ransomware, ma una vera e propria operazione militare digitale disegnata per un obiettivo specifico. Dal 2010 al 2025 lo scenario è cambiato radicalmente. Le infrastrutture industriali sono sempre più connesse con reti IT e servizi cloud, ampliando una superficie d’attacco che un tempo era confinata in ambienti isolati. Le tecniche offensive si sono evolute: non solo ma...

iPhone 17 Pro, la nuova frontiera della sicurezza Apple

Apple ha presentato con la serie iPhone 17 (incluse le versioni Pro) una delle sue evoluzioni più importanti in ambito sicurezza, puntando esplicitamente a contrastare spyware sofisticati e vulnerabilità di memoria – tipico punto di ingresso per attacchi mirati. Ecco cosa cambia davvero, cosa resta da fare e perché queste novità sono rilevanti per chi si occupa di sicurezza informatica. Quando si parla di sicurezza sui nuovi iPhone 17 Pro, le innovazioni più significative sono: - Memory Integrity Enforcement (MIE): nuova protezione hardware/software “always-on” che combina vari meccanismi per impedire exploit basati su bug di memoria. - Enhanced Memory Tagging Extension (EMTE): è il “cuore” della protezione, su cui si basa la gestione più sicura della memoria, con tagging, confidenzialità dei tag, e allocatori di memoria più robusti. - Applicazione difensiva su aree sensibili del sistema, incluso il kernel e più di settanta processi “userland” considerati ad alto rischio. - MIE avrà ef...