In un panorama ormai saturo di VPN “big tech style”, dove ogni provider promette privacy e zero log ma dietro le quinte stringe accordi con investitori, tracker e influencer, è sempre più difficile capire di chi fidarsi davvero. Personalmente, evito le VPN più famose come NordVPN, ExpressVPN, Surfshark e simili, non solo per le loro campagne marketing aggressive, ma soprattutto perché spesso operano in giurisdizioni dubbie o sono state coinvolte in incidenti che hanno messo in discussione le loro politiche reali.
In questo contesto, Njalla VPN rappresenta un’anomalia interessante: nasce da chi, come Peter Sunde (co-fondatore di The Pirate Bay), ha sempre avuto la privacy come bandiera concreta, non come slogan pubblicitario. Njalla ha assorbito IPredator, una VPN storicamente no-log, e continua sulla stessa linea: zero raccolta dati, nessuna richiesta di dati personali per la registrazione, trasparenza su dove operano (cioè non in Svezia, proprio per evitare leggi invasive), e una filosofia chiara: “No bullshit”.
Un aspetto che molti ignorano è la giurisdizione: non conta solo cosa promette una VPN, ma anche dove è registrata. Alcuni Paesi impongono per legge la conservazione dei log di connessione o sono parte di alleanze come 5/9/14 Eyes (alleanze di intelligence tra stati), che facilitano la condivisione di dati tra governi. In questi casi, anche il miglior provider può essere costretto legalmente a cedere informazioni.
Ecco invece alcuni Paesi noti per non avere leggi che obbligano alla conservazione dei log (giurisdizioni favorevoli alla privacy):
- Panama
- Svizzera
- Isole Vergini Britanniche
- Moldavia
- Romania
- Isole Seychelles
- Islanda
- Malaysia (per ora, ma la situazione è fluida)
- Gibilterra (dipende dal provider)
Njalla non rivela pubblicamente dove si trova la sede operativa, proprio per proteggere il progetto da eventuali pressioni legali. Può sembrare ambiguo, ma in certi casi è un bene: meno informazioni espongono, meno facilmente possono essere aggirati da stati ficcanaso.
Se sei seriamente interessato alla privacy, il mio consiglio è: evita i brand mainstream, studia la giurisdizione e le politiche di log, e prediligi chi ha una storia documentata di attivismo e trasparenza, come Njalla, Mullvad, IVPN o Proton.
Alla fine, una VPN non è una moda: è uno strumento di autodifesa digitale. E chi difende davvero la tua privacy, non ha bisogno di influencer per vendertelo.
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