Il dibattito sull'integrazione di hacker etici all'interno delle istituzioni pubbliche, in particolare nell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), ha recentemente guadagnato attenzione. Il direttore generale dell'ACN, Bruno Frattasi, ha espresso riserve su questa proposta, sottolineando i potenziali rischi associati.
In un'intervista rilasciata il 29 maggio 2025, Frattasi ha dichiarato che l'idea di inserire giovani hacker, noti per aver violato sistemi sensibili, all'interno dell'ACN è una "suggestione" che, nella realtà, rappresenterebbe un rischio. Ha sottolineato l'importanza di garantire che il personale dell'Agenzia sia composto da individui con una formazione tecnica avanzata, esperienze pregresse nella difesa e, soprattutto, grande affidabilità. Secondo Frattasi, non è possibile permettersi, in una struttura che tutela la sicurezza nazionale, persone che non si siano sinceramente riconvertite al bene comune.
Frattasi ha inoltre evidenziato che i giovani non sono automaticamente più consapevoli dei rischi digitali. Ha citato la campagna "iNavigati", che ha mostrato come i più esposti alle truffe online siano proprio i giovani, spesso inconsapevoli dei pericoli presenti nel mondo digitale. Questo sottolinea l'importanza di investire nella formazione e nella sensibilizzazione alla cybersicurezza, piuttosto che affidarsi a figure che, sebbene competenti tecnicamente, potrebbero non avere l'affidabilità necessaria per operare in ambiti così delicati.
La posizione di Frattasi evidenzia la necessità di un equilibrio tra competenze tecniche e affidabilità morale all'interno delle istituzioni preposte alla sicurezza nazionale. Mentre l'idea di coinvolgere hacker etici può sembrare allettante per sfruttare le loro competenze, è fondamentale assicurarsi che tali individui abbiano un sincero impegno verso il bene comune e la protezione degli interessi nazionali.
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