Passa ai contenuti principali

L'FBI avvia l'operazione per rimuovere le backdoor dai server Microsoft Exchange compromessi

Un tribunale di Houston ha autorizzato un'operazione dell'FBI per "copiare e rimuovere" backdoor da centinaia di server di posta elettronica di Microsoft Exchange negli Stati Uniti, mesi dopo che gli hacker hanno utilizzato quattro vulnerabilità precedentemente sconosciute per attaccare migliaia di reti.

Il Dipartimento di Giustizia ha annunciato l'operazione martedì, che ha descritto come "riuscita".

A marzo, Microsoft ha scoperto un nuovo gruppo di hacker sponsorizzato dallo stato cinese, Hafnium, che prende di mira i server Exchange gestiti dalle reti aziendali. Le quattro vulnerabilità, quando concatenate insieme, hanno consentito agli hacker di penetrare in un server Exchange vulnerabile e di rubarne i contenuti. Microsoft ha risolto le vulnerabilità ma le patch non hanno chiuso le backdoor dai server che erano già stati violati. In pochi giorni, altri gruppi di hacker hanno iniziato a colpire server vulnerabili con gli stessi bug per distribuire ransomware .

Il numero di server infetti è stato eliminato con l'applicazione delle patch. Ma centinaia di server Exchange sono rimasti vulnerabili perché le backdoor sono difficili da trovare ed eliminare, ha affermato in un comunicato il Dipartimento di Giustizia.

L'FBI ha condotto la rimozione inviando un comando tramite la web shell al server, che era progettato per far sì che il server eliminasse solo la web shell (identificata dal suo path file univoco).

Si ritiene che questo sia il primo caso noto dell'FBI che ripulisce le reti private a seguito di un attacco informatico. Nel 2016, la Corte Suprema si è mossa per consentire ai giudici statunitensi di emettere mandati di perquisizione e sequestro al di fuori del loro distretto. I critici all'epoca si opposero, temendo che l'FBI potesse chiedere a un tribunale amico di autorizzare operazioni informatiche in qualsiasi parte del mondo.

Altri paesi, come la Francia, hanno utilizzato poteri simili in precedenza per dirottare una botnet e spegnerla da remoto.

Commenti

Popolari

CTF, talento e gioco di squadra. Il Team Italy pronto alla sfida europea

A Torino è stata presentata la squadra nazionale italiana di cybersicurezza, il Team Italy 2025-2026, composta da dieci studenti selezionati tra licei, istituti tecnici e università chiamati a rappresentare l’Italia nelle prossime competizioni nazionali e internazionali. La squadra parteciperà, a ottobre, allo European Cybersecurity Challenge che si terrà a Varsavia: una vetrina importante dove i giovani talenti mettono alla prova tecniche di difesa e attacco in scenari simulati e controllati. Alla base della preparazione c’è un approccio pratico e collettivo: training e addestramento gratuiti organizzati dal Cybersecurity National Lab del CINI, che trasformano il gioco in formazione concreta per professionisti di domani. Questo percorso mostra come il mondo delle CTF (capture the flag) non sia solo svago ma una palestra fondamentale per allenare competenze applicabili alla protezione di infrastrutture strategiche come ospedali, scuole e aeroporti. Le CTF vanno celebrate: offrono scena...

Il fantasma di Stuxnet. Quanto siamo pronti a fermare un attacco simile nel 2025

Quindici anni dopo la scoperta di Stuxnet, il malware che nel 2010 dimostrò la possibilità concreta di sabotare un impianto industriale attraverso il codice, la domanda sul ripetersi di un’operazione simile è più attuale che mai. All’epoca, la combinazione di zero-day Windows, driver firmati con certificati contraffatti e la manipolazione dei PLC Siemens che controllavano le centrifughe iraniane segnarono una svolta epocale: per la prima volta un’arma informatica aveva prodotto un effetto fisico su larga scala, nascosta dietro feedback falsificati che trassero in inganno gli operatori. Non era un malware generico, né un ransomware, ma una vera e propria operazione militare digitale disegnata per un obiettivo specifico. Dal 2010 al 2025 lo scenario è cambiato radicalmente. Le infrastrutture industriali sono sempre più connesse con reti IT e servizi cloud, ampliando una superficie d’attacco che un tempo era confinata in ambienti isolati. Le tecniche offensive si sono evolute: non solo ma...

iPhone 17 Pro, la nuova frontiera della sicurezza Apple

Apple ha presentato con la serie iPhone 17 (incluse le versioni Pro) una delle sue evoluzioni più importanti in ambito sicurezza, puntando esplicitamente a contrastare spyware sofisticati e vulnerabilità di memoria – tipico punto di ingresso per attacchi mirati. Ecco cosa cambia davvero, cosa resta da fare e perché queste novità sono rilevanti per chi si occupa di sicurezza informatica. Quando si parla di sicurezza sui nuovi iPhone 17 Pro, le innovazioni più significative sono: - Memory Integrity Enforcement (MIE): nuova protezione hardware/software “always-on” che combina vari meccanismi per impedire exploit basati su bug di memoria. - Enhanced Memory Tagging Extension (EMTE): è il “cuore” della protezione, su cui si basa la gestione più sicura della memoria, con tagging, confidenzialità dei tag, e allocatori di memoria più robusti. - Applicazione difensiva su aree sensibili del sistema, incluso il kernel e più di settanta processi “userland” considerati ad alto rischio. - MIE avrà ef...