Un gruppo di ricercatori di KU Leuven e dell’Università di Birmingham ha pubblicato i risultati di un attacco hardware chiamato Battering RAM, che punta direttamente alle difese di enclave hardware su CPU Intel e AMD, aggirando meccanismi oggi considerati affidabili per la protezione delle attività in memoria.
L’elemento chiave è un interposer DDR4 economico, costruibile con componenti analogici a basso costo (meno di 50 USD), che viene inserito nel percorso tra processore e memoria. Durante l’avvio si comporta “innocuo”, superando tutti i controlli di fiducia, ma in un momento successivo può diventare attivo: reindirizza gli indirizzi fisici protetti verso location controllate dall’attaccante, permettendo lettura o scrittura arbitraria della memoria cifrata.
Su piattaforme Intel, Battering RAM consente l'accesso in chiaro (plain-text) alle enclave protette da SGX. Su sistemi AMD, l’attacco bypassa le mitigazioni contro BadRAM (un precedente attacco di aliasing su memoria) e introduce backdoor nelle macchine virtuali senza destare sospetti.
Il concetto alla base ha affinità tecniche con la ricerca BadRAM, in cui si manipola il contenuto del chip SPD (Serial Presence Detect) dei moduli DIMM per creare aliasing negli indirizzi fisici e rompere le garanzie di integrità della memoria in SEV-SNP.
L’attacco è rilevante soprattutto nei contesti cloud con carichi “confidenziali” che fanno affidamento su enclave hardware per assicurare che neppure il provider cloud (o un hypervisor malevolo) possa vedere i dati in uso. Con Battering RAM, un operatore infrastrutturale con accesso fisico — anche limitato — potrebbe compromettere l’integrità e la riservatezza delle VM protette.
Tuttavia, va sottolineato che questo attacco richiede accesso fisico o quasi fisico al modulo di memoria e agli interposer, e interviene al livello hardware esterno al processore. In altre parole, non è (almeno con le informazioni disponibili) un attacco puramente software o remoto.
In risposta alla divulgazione, Intel, AMD e Arm hanno sottolineato che “attacchi fisici” sono tradizionalmente considerati al di fuori del modello di minaccia per molti dei loro design. Difendere efficacemente Battering RAM richiederebbe una riprogettazione delle cifrature in memoria che includa controlli di freschezza (freshness checks) e protezioni contro aliasing dinamico, cosa non presente nei modelli attuali.
La scoperta di Battering RAM si inserisce in un panorama di attacchi recenti contro enclave hardware e tecniche speculative. Di recente, ricercatori di ETH Zurigo hanno illustrato vulnerabilità basate su tecniche speculative che permettono di violare barriere di privilegio interne alla CPU (classe BPRC) e leggere memoria altrui.
Parallelamente, attacchi come Heckler (dove l’hypervisor inietta interrupt malevoli) mostrano che anche il meccanismo di gestione degli interrupt nei sistemi AMD SEV-SNP e Intel TDX può essere abusato per compromettere confidenzialità e integrità delle macchine virtuali.
La lezione principale è che affidarsi unicamente alla cifratura della memoria e ai controlli statici di allineamento degli indirizzi non è sufficiente per proteggere enclave avanzate contro avversari con accesso hardware. Qualsiasi modello di confidenza in memoria “in uso” deve considerare possibili attacchi fisici o semi-fisici che manipolano segnali o aliasing. Battering RAM rappresenta un monito concreto a colmare questo gap.
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