Passa ai contenuti principali

Windows 10 a fine vita, il Ferragosto della sicurezza

Mentre il caldo di Ferragosto ci avvolge, Microsoft ci ricorda che il supporto per Windows 10 terminerà il 14 ottobre 2025: sarà l’ultimo aggiornamento mensile di sicurezza disponibile per tutte le edizioni — Home, Pro, Enterprise, Education e IoT Enterprise — di Windows 10 versione 22H2.

Non è la grande estate di Microsoft: da quella data, non verranno più fornite patch di sicurezza, correzioni o assistenza tecnica per Windows 10. Un cambio epocale per chi è abituato a considerare questa versione come affidabile e immortale.

Ma non tutto è perduto! Chi non è pronto a passare subito a Windows 11 può comunque proteggere i propri sistemi. L’opzione Extended Security Updates (ESU) consente di ottenere aggiornamenti aggiuntivi fino al 13 ottobre 2026 per i consumatori (e fino al 10 ottobre 2028 per scuole e imprese). L’adesione costa 30 $ per utente domestico o 61 $ per azienda, ma è completamente gratuita per chi sincronizza il backup su cloud o accumula 1 000 punti Microsoft Rewards .

In alternativa, per chi ha in mente un futuro molto più lungo, esiste la via del LTSC (Long-Term Servicing Channel). Windows 10 Enterprise LTSC 2021 continuerà a ricevere supporto fino al 2027, mentre la versione LTSC 2019 addirittura fino al 2029. Si tratta però di una soluzione pensata per contesti industriali o embedded, non per l’utente medio.

A Ferragosto, tra un tuffo e una grigliata, molti di noi potrebbero autoammirarsi: “Windows 10 dura è dura”. Ma è un’illusione destinale. Il sistema che ha accompagnato milioni di utenti per quasi un decennio si prepara a spegnersi, e senza aggiornamenti la superficie degli attacchi diventerà sempre meno sicura — zero-day, malware, incompatibilità software procederanno senza freni.

Buon Ferragosto a tutti!
Che sia un’occasione per rilassarci, ma anche per riflettere sulla sicurezza dei nostri dispositivi e sul futuro del nostro parco digitale.

Commenti

Popolari

IPv6, come siamo passati dai camuffamenti (tunnel broker) su IRCNet alle sfide di sicurezza di oggi

All’inizio degli anni 2000, prima che l’IPv6 fosse una realtà comune, per connettersi alla nuova rete servivano i tunnel broker: nodi messi in piedi da appassionati o provider che permettevano di avere un indirizzo IPv6 incapsulato dentro IPv4. In Italia c’erano nomi che oggi sembrano quasi leggendari: NGnet, Zibibbo, e poi, su scala più internazionale, SixXS, che per anni ha fornito tunnel di altissima qualità fino a dichiarare “mission accomplished” e chiudere nel 2017. Erano anni in cui IPv6 era roba da smanettoni, e la comunità IRCNet italiana era uno dei posti dove questo “potere” trovava applicazioni creative. Personalmente lo usavo per camuffare il mio IPv4: mentre con un indirizzo 95.x.x.x il server IRC mostrava il reverse DNS dell’ISP, con IPv6 potevo scegliere il mio indirizzo nel blocco assegnato, evitando di esporre il mio IP reale e cambiandolo a piacere. In quel periodo circolavano anche strumenti curiosi, come ipv6fuck.c dell’autore “schizoid”, un codice C che serviva pe...

WinRAR sotto attacco, zero-day critica sfruttata da hacker russi

Il 10 agosto 2025 è stata resa pubblica la vulnerabilità CVE-2025-8088 di WinRAR, una falla di tipo directory traversal già sfruttata in attacchi mirati da RomCom, gruppo hacker legato alla Russia e noto per operazioni di cyber-spionaggio ed estorsione. Il problema risiede nella gestione dei percorsi all’interno di archivi compressi: un file RAR malevolo può includere riferimenti a directory specifiche del sistema, forzando WinRAR a estrarre file in percorsi diversi da quelli scelti dall’utente. In particolare, è possibile copiare eseguibili nelle cartelle di avvio automatico di Windows, come %APPDATA%\Microsoft\Windows\Start Menu\Programs\Startup o %ProgramData%\Microsoft\Windows\Start Menu\Programs\StartUp. Alla successiva accensione del PC, il malware viene avviato in automatico, ottenendo così persistenza sul sistema e potenzialmente consentendo il controllo remoto. Gli attacchi osservati sono stati condotti tramite campagne di spear-phishing: le vittime ricevevano email contenenti...

Nuovo attacco agli ambienti ibridi Microsoft, l’allarme lanciato a Black Hat. Active Directory ed Entra ID sotto esame, la tecnica che sfida MFA e controlli tradizionali

A Black Hat USA 2025 è stata mostrata una lezione dura ma utile per chiunque gestisca identità e mail aziendali: un ricercatore ha dimostrato come, in certi ambienti ibridi che sincronizzano Active Directory locale con Microsoft Entra ID (ex Azure AD), un account cloud apparentemente a bassa priorità possa essere trasformato in un account “ibrido” con privilegi amministrativi, senza passare dalle normali barriere di autenticazione e senza far scattare gli allarmi tradizionali. La dimostrazione — presentata da Dirk-jan Mollema di Outsider Security — ha messo in luce vettori di abuso legati al server di sincronizzazione (Entra Connect), alle modalità di corrispondenza degli account tra on-prem e cloud (soft matching) e a token/claim usati nei meccanismi di delega e in Exchange ibrido. Per chi non mastica quotidianamente questi termini: molte aziende hanno ancora un Active Directory “dentro l’azienda” per utenti e servizi, e allo stesso tempo usano servizi cloud come Microsoft 365. Per fa...