Passa ai contenuti principali

Webmail e sicurezza, cosa ci insegna l’ultima ondata di attacchi XSS

Ho letto il report di ESET che documenta una nuova campagna di attacchi mirati alle piattaforme di webmail, basati su vulnerabilità Cross-Site Scripting (XSS). La portata è significativa: centinaia di sistemi compromessi, utenze aziendali colpite, e attori molto ben organizzati dietro le quinte. A colpire è la semplicità dell’attacco e la sua efficacia, soprattutto quando la superficie esposta è proprio l’interfaccia web della posta elettronica.

Nel caso specifico, l’attacco sfrutta vulnerabilità XSS persistenti o riflessive per iniettare codice JavaScript direttamente all’interno della sessione utente. L’obiettivo è ottenere accesso alle email, sottrarre credenziali, intercettare sessioni attive o propagarsi all’interno di ambienti aziendali sfruttando la condivisione della piattaforma.

Questa ennesima campagna riporta al centro una questione spesso trascurata: è più sicuro usare un client email installato rispetto a una webmail? Da un punto di vista tecnico, la risposta è sì, per una serie di motivi fondamentali:
  • Nessun motore JavaScript eseguibile: un client di posta locale non interpreta né esegue codice JavaScript incluso nei messaggi HTML. Laddove la webmail potrebbe visualizzare una mail malformata e attivare codice dannoso, il client la visualizza in forma neutra o semplificata.
  • Rendering HTML più sicuro: i client di posta applicano restrizioni severe su immagini remote, CSS, e contenuti attivi. Questo limita fortemente le possibilità di attacco via HTML.
  • Superficie d’attacco più ridotta: una webmail è, a tutti gli effetti, un’applicazione web esposta su Internet, con tutte le criticità legate al browser, ai plugin, ai cookie, e ai framework front-end. Un client locale comunica direttamente coi server mail via protocolli standard (IMAP/SMTP), senza esporre un’interfaccia complessa accessibile pubblicamente.
  • Isolamento applicativo: il client risiede in un ambiente più controllato, soggetto ad aggiornamenti del sistema operativo, antivirus, firewall e policy locali. La webmail, invece, vive nel browser, condividendo memoria, sessioni e permessi con altri siti aperti.
  • Gestione più sicura delle credenziali: nei client locali, le credenziali possono essere cifrate o integrate con password manager. Nelle webmail, spesso sono gestite tramite cookie e sessioni persistenti, più vulnerabili a furto via XSS.
In un contesto dove l’email continua a rappresentare uno dei vettori di attacco più sfruttati, la scelta dell’interfaccia può fare la differenza. Non si tratta di demonizzare la webmail – che resta utilissima in mobilità – ma di essere consapevoli dei suoi limiti architetturali. Dove è possibile, e soprattutto in ambienti ad alto rischio, preferire un client installato significa ridurre drasticamente la superficie d’attacco.

Commenti

Popolari

WinRAR sotto attacco, zero-day critica sfruttata da hacker russi

Il 10 agosto 2025 è stata resa pubblica la vulnerabilità CVE-2025-8088 di WinRAR, una falla di tipo directory traversal già sfruttata in attacchi mirati da RomCom, gruppo hacker legato alla Russia e noto per operazioni di cyber-spionaggio ed estorsione. Il problema risiede nella gestione dei percorsi all’interno di archivi compressi: un file RAR malevolo può includere riferimenti a directory specifiche del sistema, forzando WinRAR a estrarre file in percorsi diversi da quelli scelti dall’utente. In particolare, è possibile copiare eseguibili nelle cartelle di avvio automatico di Windows, come %APPDATA%\Microsoft\Windows\Start Menu\Programs\Startup o %ProgramData%\Microsoft\Windows\Start Menu\Programs\StartUp. Alla successiva accensione del PC, il malware viene avviato in automatico, ottenendo così persistenza sul sistema e potenzialmente consentendo il controllo remoto. Gli attacchi osservati sono stati condotti tramite campagne di spear-phishing: le vittime ricevevano email contenenti...

Nuovo attacco agli ambienti ibridi Microsoft, l’allarme lanciato a Black Hat. Active Directory ed Entra ID sotto esame, la tecnica che sfida MFA e controlli tradizionali

A Black Hat USA 2025 è stata mostrata una lezione dura ma utile per chiunque gestisca identità e mail aziendali: un ricercatore ha dimostrato come, in certi ambienti ibridi che sincronizzano Active Directory locale con Microsoft Entra ID (ex Azure AD), un account cloud apparentemente a bassa priorità possa essere trasformato in un account “ibrido” con privilegi amministrativi, senza passare dalle normali barriere di autenticazione e senza far scattare gli allarmi tradizionali. La dimostrazione — presentata da Dirk-jan Mollema di Outsider Security — ha messo in luce vettori di abuso legati al server di sincronizzazione (Entra Connect), alle modalità di corrispondenza degli account tra on-prem e cloud (soft matching) e a token/claim usati nei meccanismi di delega e in Exchange ibrido. Per chi non mastica quotidianamente questi termini: molte aziende hanno ancora un Active Directory “dentro l’azienda” per utenti e servizi, e allo stesso tempo usano servizi cloud come Microsoft 365. Per fa...

Italia, via libera al contrattacco cyber. Il nostro Paese ora può rispondere colpo su colpo

Immagina una stanza blindata, luci basse, grafici e mappe digitali proiettati sulle pareti: in mezzo al tavolo, una decisione da prendere in pochi minuti. È lo scenario che la nuova norma italiana rende possibile, dando al Presidente del Consiglio il potere di autorizzare, dopo consultazione con CISR e Copasir, un contrattacco cibernetico vero e proprio. Non parliamo di alzare firewall o bloccare un IP, ma di operazioni offensive su scala statale, condotte da AISE e AISI, con il coordinamento del DIS e il supporto del Ministero della Difesa. Il quadro è stato reso operativo con il Decreto Sicurezza (DL 48/2025, legge dal 9 giugno), che ha messo nero su bianco procedure, ruoli e condizioni. La norma prevede tre requisiti fondamentali: il bersaglio dev’essere identificabile con alto grado di certezza (ad esempio un gruppo APT o un’infrastruttura C2 specifica), le difese convenzionali devono essersi dimostrate inefficaci e la minaccia deve riguardare la sicurezza nazionale o quella di un...