Negli ultimi giorni mi è capitato di leggere in rete di due episodi distinti che, pur riguardando ambiti diversi, offrono spunti interessanti sul tema della sicurezza digitale quotidiana. Da un lato, un attacco ha coinvolto migliaia di router ASUS; dall’altro, sono stati violati numerosi account utente del marchio The North Face. Due situazioni che confermano quanto la superficie d’attacco sia ampia e spesso trascurata, sia a livello infrastrutturale che nel semplice utilizzo dei servizi online.
Attacco ai router ASUS. Una minaccia alla sicurezza domestica
Gli attacchi ai router ASUS sembrano collegati a tecniche già viste in passato, come quelle sfruttate dal malware VPNFilter. Questo tipo di infezione è capace di colpire dispositivi di rete come i router consumer, insediarsi all’interno del firmware, scaricare moduli aggiuntivi e compromettere la rete locale. In particolare, VPNFilter è noto per la sua capacità di persistere anche dopo il riavvio del dispositivo, il che lo rende particolarmente insidioso.
ASUS ha avuto in passato alcune falle di sicurezza su modelli molto diffusi (come RT-AC66U o RT-N10), spesso lasciati con firmware obsoleti da utenti che non si accorgono nemmeno di doverli aggiornare. Il router, che dovrebbe essere il baluardo della nostra connessione, è invece uno dei dispositivi più dimenticati quando si parla di aggiornamenti e manutenzione.
Violazione degli account The North Face. Il pericolo del credential stuffing
Sempre in questi giorni, è emersa anche una segnalazione riguardo alla compromissione di circa 3.000 account utente del noto marchio The North Face. Anche in questo caso, l'attacco non è stato particolarmente sofisticato: si è trattato di un'operazione di credential stuffing, in cui gli aggressori utilizzano combinazioni di credenziali precedentemente compromesse per accedere ad altri servizi. Questo tipo di attacco sfrutta la tendenza degli utenti a riutilizzare le stesse credenziali su più piattaforme. Una volta ottenuto l'accesso, gli attaccanti possono esfiltrare informazioni personali, effettuare acquisti non autorizzati o vendere gli account nel mercato nero.
Anche se l’accesso agli account può sembrare un danno minore rispetto ad attacchi su larga scala, in realtà rappresenta un colpo alla fiducia nel brand e può avere ricadute dirette sulle persone: acquisti fraudolenti, dati personali finiti in mani sbagliate e la sensazione sgradevole di essere stati spiati nella propria quotidianità digitale.
Prevenire è (ancora) l’unica vera difesa
Questi due incidenti – uno a livello di infrastruttura domestica, l’altro sulla sicurezza degli account personali – ci ricordano quanto sia fragile l’equilibrio della nostra vita online. La sicurezza, ormai, è una responsabilità condivisa tra chi produce tecnologia e chi la utilizza. Gli aggiornamenti firmware del router non sono un optional, così come l’uso di password forti e uniche per ogni servizio non è più un consiglio da nerd, ma una necessità. L’autenticazione a due fattori, se disponibile, va attivata senza esitazioni.
Anche la semplice attenzione agli avvisi di login sospetti o alle email apparentemente ufficiali ma scritte in modo strano può fare la differenza. L’informazione resta l’arma principale: sapere che esistono attacchi come questi è il primo passo per evitarli. La cybersecurity, oggi più che mai, non è qualcosa che riguarda solo gli “addetti ai lavori”. Riguarda chiunque abbia un router acceso in casa e un account online attivo. In altre parole: tutti noi.
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