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Il mondo che potrebbe essere... Un attacco, un tweet, e Bitcoin diventa legge

Ammetto che mi ha fatto sorridere. Quando ho letto la notizia, pensavo fosse uno di quei meme da sottobosco crypto: “Il Paraguay adotta Bitcoin come moneta legale”. E invece no – o meglio sì, ma con un twist degno di un film di Soderbergh: l’account X del Presidente del Paraguay è stato compromesso, e l’attaccante ha pubblicato un finto decreto ufficiale in cui si annunciava la rivoluzione. Bitcoin diventa legal tender, si crea una riserva nazionale, si invitano i cittadini a contribuire al wallet ufficiale (ovviamente dell’attaccante).

Non è la solita truffa da quattro soldi: qui c’è stile, c’è fantasia. C’è persino il doppio annuncio in inglese e spagnolo, come nei comunicati delle grandi occasioni. C’è l’idea narrativa: non vendere un sogno, ma scriverlo come se fosse già realtà. Una mossa d’autore.

Dal punto di vista tecnico, sarà interessante capire come sia avvenuto il breach. Social engineering? Session hijacking? Qualche collaboratore un po’ troppo disinvolto con le password? Non lo sappiamo ancora. Ma il punto, secondo me, è un altro.

Per un attimo – il tempo di un tweet virale – Bitcoin è stato moneta legale in Paraguay. Non nella realtà, certo. Ma nello zeitgeist, nella conversazione globale, sì. E tutti ci abbiamo creduto per un attimo. O quantomeno, ci siamo chiesti: “E se fosse vero?”.

È questo che mi ha colpito di più. Non il phishing, non l’indirizzo wallet, non la rapidità con cui il governo ha smentito. Ma la fragilità dell’equilibrio informativo: quanto poco serve per riscrivere la realtà. Bastano le chiavi di un account. Un logo. Una frase ben scritta. E il mondo cambia per qualche minuto.

E allora mi chiedo: cosa succederebbe davvero se un paese – uno vero, anche piccolo – decidesse davvero di rendere Bitcoin moneta ufficiale? El Salvador lo ha fatto, sì, ma con limiti, opposizioni, e soprattutto senza innescare un effetto domino. Ma se invece accadesse in modo più convinto, o su scala più ampia?

Le banche centrali sarebbero in allerta. Gli istituti privati probabilmente cercherebbero modi per integrarsi, oppure si metterebbero in trincea. Gli Stati, almeno quelli con valute forti, potrebbero iniziare a temere la perdita di controllo monetario. Ma le persone? Alcuni si sentirebbero liberi, altri smarriti.

È questo, forse, il vero nodo. Bitcoin è un sistema che non ha bisogno di fiducia. Ma la nostra economia sì, eccome. E se bastasse un hacker con un tweet per cambiare tutto... allora forse, nel bene o nel male, il cambiamento è già iniziato.

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