Dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina nel 2022, il cyberspazio è diventato un campo di battaglia cruciale. Tra i protagonisti di questa guerra cibernetica emergono i "Black Owl", un gruppo di hacker affiliato alla Direzione Principale dell'Intelligence del Ministero della Difesa ucraino (HUR). Le loro operazioni hanno inflitto danni significativi alle infrastrutture militari e logistiche russe.
Nel settembre 2024, i Black Owl hanno colpito siti web russi legati alla logistica militare, come "okrug.ru" e "vashhotel.ru", accedendo a dati sensibili sul movimento delle truppe. Hanno lasciato come firma l'immagine di un gufo sopra un teschio trafitto, simbolo ricorrente delle loro incursioni.
Non operano da soli: collaborano con altri gruppi pro-Ucraina, come il "VO Team", e insieme hanno preso di mira oltre 800 server russi, incluse istituzioni finanziarie come Alfa Bank e Rostelecom. A febbraio 2024, hanno violato anche il sistema di gestione documentale del Ministero della Difesa russo, rivelando dati su alti funzionari.
Le loro azioni mirano non solo a danneggiare infrastrutture, ma anche a destabilizzare psicologicamente l’avversario. In una guerra in cui la forza militare convenzionale è squilibrata, il cyberspazio diventa uno strumento di resistenza e contrattacco.
Secondo me, l’Ucraina non ha altra scelta. Solo con operazioni asimmetriche come quelle cibernetiche può realmente sperare di contenere — e forse ribaltare — la supremazia russa. Sul piano militare classico, in termini di armi, mezzi e uomini, è oggettivamente in una posizione di inferiorità. La cyberwar non è solo una risposta, è la sua unica speranza concreta di vittoria.
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