Negli ultimi giorni, il mondo della cybersecurity è stato scosso da una notizia allarmante, un hacker, noto con lo pseudonimo di ByteBreaker, afferma di aver messo in vendita i dati personali di 1,2 miliardi di account Facebook. Secondo quanto riportato da CyberNews, le informazioni trafugate includerebbero nomi, ID utente, indirizzi email, numeri di telefono, date di nascita, genere e dettagli sulla localizzazione degli utenti.
Scraping o hacking?
Meta, la società madre di Facebook, ha dichiarato che non si tratta di un vero e proprio attacco hacker, ma di un'operazione di "scraping": una tecnica che utilizza strumenti automatizzati per raccogliere dati pubblicamente disponibili sulle piattaforme online. Questa non sarebbe la prima volta che Facebook si trova al centro di una controversia simile. Nel 2019, ad esempio, dati di oltre 530 milioni di utenti furono raccolti e diffusi online, sfruttando una funzione progettata per aiutare le persone a trovare amici tramite le liste di contatti.
Una storia che si ripete?
Nel 2018, Facebook ha subito una violazione della sicurezza che ha compromesso circa 30 milioni di account, sfruttando vulnerabilità nella funzione "Visualizza come" . E nel 2021, dati di 533 milioni di utenti sono stati pubblicati su un forum di hacker, includendo numeri di telefono, ID Facebook, nomi completi, localizzazioni, date di nascita e, in alcuni casi, indirizzi email.
Dati vecchi o nuovi?
Meta sostiene che i dati recentemente diffusi siano "vecchi" e risalgano a prima del 2019 . Tuttavia, molti esperti sottolineano che informazioni come numeri di telefono e indirizzi email tendono a rimanere invariati nel tempo, rendendo comunque pericolosa la loro diffusione. Inoltre, la facilità con cui questi dati possono essere utilizzati per attacchi di phishing o frodi solleva ulteriori preoccupazioni.
Una questione di fiducia
La ripetitività di questi incidenti mette in discussione la capacità di Facebook di proteggere i dati dei suoi utenti. Nonostante le dichiarazioni ufficiali e le misure adottate, la percezione è che la piattaforma non riesca a garantire una sicurezza adeguata. E mentre gli utenti continuano a condividere informazioni personali, la domanda rimane: quanto possiamo fidarci della protezione dei nostri dati su Facebook?
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