Passa ai contenuti principali

Mozilla ha rilevato due componenti aggiuntivi dannosi per Firefox

Mozilla lunedì ha rivelato di aver bloccato due componenti aggiuntivi dannosi per Firefox installati da 455.000 utenti che sono stati trovati a utilizzare in modo improprio l'API Proxy per impedire il download degli aggiornamenti sul browser.

Le due estensioni in questione, denominati Bypass e bypass XM, "interferito con Firefox in modo che gli utenti impedito che li aveva installati da scaricare gli aggiornamenti, l'accesso blocklists aggiornati, e l'aggiornamento dei contenuti configurato da remoto," di Mozilla Rachel Tublitz e Stuart Colville ha detto .

Poiché l'API proxy può essere utilizzata per eseguire il proxy delle richieste Web, un abuso dell'API potrebbe consentire a un malintenzionato di controllare il modo in cui il browser Firefox si connette a Internet in modo efficace.

Oltre a bloccare le estensioni per impedire l'installazione da parte di altri utenti, Mozilla ha affermato che sospenderà le approvazioni per i nuovi componenti aggiuntivi che utilizzano l'API proxy fino a quando le correzioni non saranno ampiamente disponibili. Inoltre, l'organizzazione no-profit con sede in California ha affermato di aver implementato un componente aggiuntivo di sistema denominato " Proxy Failover " che viene fornito con ulteriori mitigazioni per risolvere il problema.

Si consiglia vivamente agli utenti che hanno installato i componenti aggiuntivi problematici di rimuoverli andando nella sezione Componenti aggiuntivi e cercando esplicitamente "Bypass" (ID: 7c3a8b88-4dc9-4487-b7f9-736b5f38b957) o "Bypass XM" (ID: d61552ef-e2a6-4fb5-bf67-8990f0014957).

Gli sviluppatori di componenti aggiuntivi che richiedono l'uso dell'API proxy devono anche iniziare a includere una chiave " strict_min_version " nei file manifest.json destinati alle versioni del browser Firefox 91.1 o successive.

 

Commenti

Popolari

IPv6, come siamo passati dai camuffamenti (tunnel broker) su IRCNet alle sfide di sicurezza di oggi

All’inizio degli anni 2000, prima che l’IPv6 fosse una realtà comune, per connettersi alla nuova rete servivano i tunnel broker: nodi messi in piedi da appassionati o provider che permettevano di avere un indirizzo IPv6 incapsulato dentro IPv4. In Italia c’erano nomi che oggi sembrano quasi leggendari: NGnet, Zibibbo, e poi, su scala più internazionale, SixXS, che per anni ha fornito tunnel di altissima qualità fino a dichiarare “mission accomplished” e chiudere nel 2017. Erano anni in cui IPv6 era roba da smanettoni, e la comunità IRCNet italiana era uno dei posti dove questo “potere” trovava applicazioni creative. Personalmente lo usavo per camuffare il mio IPv4: mentre con un indirizzo 95.x.x.x il server IRC mostrava il reverse DNS dell’ISP, con IPv6 potevo scegliere il mio indirizzo nel blocco assegnato, evitando di esporre il mio IP reale e cambiandolo a piacere. In quel periodo circolavano anche strumenti curiosi, come ipv6fuck.c dell’autore “schizoid”, un codice C che serviva pe...

WinRAR sotto attacco, zero-day critica sfruttata da hacker russi

Il 10 agosto 2025 è stata resa pubblica la vulnerabilità CVE-2025-8088 di WinRAR, una falla di tipo directory traversal già sfruttata in attacchi mirati da RomCom, gruppo hacker legato alla Russia e noto per operazioni di cyber-spionaggio ed estorsione. Il problema risiede nella gestione dei percorsi all’interno di archivi compressi: un file RAR malevolo può includere riferimenti a directory specifiche del sistema, forzando WinRAR a estrarre file in percorsi diversi da quelli scelti dall’utente. In particolare, è possibile copiare eseguibili nelle cartelle di avvio automatico di Windows, come %APPDATA%\Microsoft\Windows\Start Menu\Programs\Startup o %ProgramData%\Microsoft\Windows\Start Menu\Programs\StartUp. Alla successiva accensione del PC, il malware viene avviato in automatico, ottenendo così persistenza sul sistema e potenzialmente consentendo il controllo remoto. Gli attacchi osservati sono stati condotti tramite campagne di spear-phishing: le vittime ricevevano email contenenti...

Nuovo attacco agli ambienti ibridi Microsoft, l’allarme lanciato a Black Hat. Active Directory ed Entra ID sotto esame, la tecnica che sfida MFA e controlli tradizionali

A Black Hat USA 2025 è stata mostrata una lezione dura ma utile per chiunque gestisca identità e mail aziendali: un ricercatore ha dimostrato come, in certi ambienti ibridi che sincronizzano Active Directory locale con Microsoft Entra ID (ex Azure AD), un account cloud apparentemente a bassa priorità possa essere trasformato in un account “ibrido” con privilegi amministrativi, senza passare dalle normali barriere di autenticazione e senza far scattare gli allarmi tradizionali. La dimostrazione — presentata da Dirk-jan Mollema di Outsider Security — ha messo in luce vettori di abuso legati al server di sincronizzazione (Entra Connect), alle modalità di corrispondenza degli account tra on-prem e cloud (soft matching) e a token/claim usati nei meccanismi di delega e in Exchange ibrido. Per chi non mastica quotidianamente questi termini: molte aziende hanno ancora un Active Directory “dentro l’azienda” per utenti e servizi, e allo stesso tempo usano servizi cloud come Microsoft 365. Per fa...