La data segnata in rosso sul calendario è il 23 giugno. Da quel giorno la resistenza del perimetro di sicurezza cibernetica sarà messa alla prova. Sei mesi di test per stabilire se il sistema di regole di cui l’Italia si è dotata per proteggersi dalle minacce cyber regge e dove stringere i bulloni. A due anni dal decreto legge 105, che nel 2019 ha gettato le fondamenta del piano di sicurezza cibernetica, è venuto il momento di sperimentarne la tenuta. Suona la campanella per i gestori delle infrastrutture critiche, come reti di telecomunicazioni, trasporti pubblici e servizi finanziari, che dovranno dimostrare di aver adottato le giuste difese e di rispettare i protocolli per segnalare gli attacchi.
Ad annunciarlo a Itasec, la più importante conferenza italiana sulla cybersecurity, è Roberto Baldoni, vicedirettore del Dipartimento per le informazioni della sicurezza (Dis). A disporre al loro posto i vari tasselli che costituiscono lo scudo dalle minacce informatiche sono cinque decreti. Il primo, varato dalla presidenza del Consiglio lo scorso ottobre, stabilisce i criteri per decidere enti e asset da inserire dentro il perimetro.
Commenti
Posta un commento