L’11ª edizione della European Cybersecurity Challenge si è conclusa a Varsavia il 9 ottobre 2025 con la Nazionale italiana sul gradino più alto del podio, seguita dalla Danimarca al secondo posto e dalla Germania al terzo: un risultato che conferma la crescita del nostro vivaio di giovani talenti nel campo della sicurezza informatica.
La manifestazione si è svolta dal 6 al 9 ottobre 2025 e ha riunito 39 team provenienti da Stati membri dell’UE, paesi EFTA, nazioni candidate e team ospiti internazionali, offrendo una vetrina intensa e altamente competitiva per ragazze e ragazzi tra i 14 e i 25 anni interessati alla sicurezza digitale. I partecipanti si sono confrontati su sfide di tipo Capture the Flag (CTF): la prima giornata ha seguito un formato “Jeopardy” mentre la seconda è stata dedicata a scenari di Attack/Defense, con task che spaziavano da web e mobile security a crittografia, reverse engineering, exploitation binaria, hardware security e forensics.
L’evento, ospitato dall’Istituto nazionale polacco NASK con il sostegno dell’Agenzia dell’Unione Europea per la Cybersecurity (ENISA), non è stato soltanto una gara: è stato un laboratorio in cui i partecipanti hanno dovuto dimostrare capacità tecniche, pensiero critico, lavoro di squadra sotto pressione e capacità di comunicazione — competenze sempre più richieste dal mercato del lavoro e dalla difesa del perimetro digitale europeo. Le premiazioni si sono svolte alla presenza di rappresentanti istituzionali e degli organizzatori, che hanno enfatizzato l’importanza di queste iniziative nel coltivare la prossima generazione di esperti.
A corollario della competizione è stato organizzato un Female+ Bootcamp presso la sede di NASK il 10 e l’11 ottobre, un’iniziativa pensata per valorizzare la partecipazione femminile nel settore e creare una squadra femminile europea che potrebbe rappresentare l’Europa in competizioni internazionali dedicate alle donne nel 2026. Questo tipo di interventi formativi — training tecnici, mentoring e networking — sono strategici per aumentare la diversità nel settore e ridurre il gap di genere nella cyber-sicurezza.
Dietro il successo delle nazioni vincitrici ci sono strutture di formazione, comunità attive e tanta pratica su piattaforme CTF e lab dove i giovani affinano le proprie competenze. Posso dire che anche io mi diverto su HackTheBox, è proprio giocando e sperimentando che si costruisce esperienza concreta, si scoprono strumenti e tecniche e si diventa pronti per palcoscenici come l’ECSC. Questa combinazione di passione, pratica e opportunità istituzionali è ciò che può trasformare un talento promettente in un professionista capace di difendere infrastrutture critiche e servizi digitali.
Guardando avanti, il valore dell’ECSC non si misura solo dalle medaglie, ma dalla rete di relazioni, dalle opportunità di carriera aperte ai partecipanti e dall’effetto moltiplicatore che eventi del genere hanno su ecosistemi nazionali di formazione e reclutamento. Le nazioni e le organizzazioni che investono in percorsi formativi, bootcamp e competizioni creano un terreno fertile per innovazione e resilienza digitale: la vittoria dell’Italia nel 2025 è una testimonianza concreta di questo percorso.
Molti di questi giovani non sono soltanto studenti brillanti, ma veri e propri talenti strategici per il futuro digitale dell’Europa. È per questo che sarebbe auspicabile un maggiore impegno da parte dei governi nazionali, inclusa l’Italia, nel riconoscere e integrare queste competenze nei contesti istituzionali: strutture come l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, il Ministero della Difesa e gli enti pubblici che gestiscono infrastrutture critiche dovrebbero attivare percorsi dedicati a intercettare e valorizzare questi ragazzi. Le competizioni come l’ECSC mostrano che la nostra gioventù sa eccellere: il passo successivo è dare loro un posto concreto nel sistema di difesa cibernetica nazionale, evitando che questo capitale umano venga disperso o attratto esclusivamente dal settore privato o estero.
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